Gli itinerari

dove andiamo e come scoprire con noi la Tanzania

KISEDET porta avanti un progetto di turismo responsabile “Tukutane Mbuyuni” (Incontriamoci sotto il baobab) per sostenere i propri progetti. Qui di seguito alcuni esempi di itinerari e informazioni sui siti principali che includiamo negli intinerari in giro per la Tanzania.

A seconda di quante sono le giornate di permanenza e del budget indicato dal turista (che noi preferiamo chiamare ospite), proponiamo alcuni itinerari standard, ciò non toglie che si possano creare diverse altre soluzioni a richiesta.

 

A titolo di esempio (è opportuno avere sott’occhio una carta geografica della Tanzania) KISEDET provvede al trasporto con un proprio mezzo sin dall’arrivo in aereoporto (Dar es Salaam o Kilimanjaro tra Moshi e Arusha). Kisedet mette a disposizione a seconda del numero dei visitatori un fuori strada Toyota Land Cruiser oppure un pulmino di 26 posti. Il costo del servizio comprende oltre al noleggio dei mezzi di trasporto anche l’autista e un accompagnatore ma esclude il carburante.

Il giorno successivo si parte per Dodoma (in auto da Dar circa 8/9 ore, da KIA 7 ore, e in aereo un’ora) e qui sono previsti 2 gg in citta’ e altri nella struttura di KISEDET al villaggio di Chigongwe, all’interno dell’area della casa di accoglienza a 27 km ad ovest di Dodoma, da qui si effettuano brevi visite in alcuni villaggi limitrofi dove l’associazione opera o ha avuto progetti in passato. Se poi capita che nella permanenza e’ incluso il giorno di venerdi’ e bello visitare e mangiare al mercato del bestiame del villaggio vicino di Kigwe (villaggio che ha dato i natali a kisedet), in Swahili questo mercato si chiama Mnada che vuol dire asta che e’ il modo appunto in cui viene venduto il bestiame.

A Dodoma si sta vivendo il secondo tentativo della creazione della nuova capitale del paese, che da essere praticamente un grosso villaggio come era fino ad una decina di anni fa, si trovera’ ad accogliere tutto l’apparato statale, con ministeri, ambasciate ecc… Si tratta di una bella scommessa costosa per il paese.  Nei dintorni della città si puo’ visitare nel villaggio di Bihawana (15 km a sud di Dodoma) la prima missione cattolica della zona centrale del Tanganyika (all’epoca così chiamata) dove i primi missionari introdussero la coltivazione della vite e iniziarono la produzione vinicola nell’antica  cantina sotterranea. Il vino si produce tutt’ora. La vite poi, oltre che nelle varie missioni, venne introdotta anche in molti villaggi della zona come uno dei progetti di sviluppo rurale durante l’Ujamaa del presidente Nyerere. Una grande cantina è operativa anche nel villaggio di Hombolo (25 km a est), dove si producono 6-7 tipi di vino di qualita’ discreta. Caratteristica della coltivazione della vite e’ che qui si fanno due vendemmie all’anno.

Dopo di che inizia l’itinerario più turistico con incluse visite e incontri con altre realtà di un qualche interesse sociale e esempi di piccola imprenditoria privata.

Le direttrici principali e alternative sono due: una a nord e l’altra a sud.

Lungo l’itinerario del nord si inizia con il visitare le pitture rupestri di Kolo vicino alla citta’ di Kondoa (a circa 160 km da Dodoma), quindi va verso la cittadina di Babati dove si può effettuare un giro in canoa sul vicino lago abitato da un branco di ippopotami che coabita più o meno pacificamente con la popolazione. Di solito inseriamo nel pacchetto la visita al Parco Nazionale del Tarangire che è sulla strada per la cittadina di Mto wa Mbu; quest’ultima è interessante sia dal punto di vista paesaggistico che per la possibilità di fare escursioni a piedi o in bicicletta nel corridoio di passaggio degli animali tra due parchi nazionali quello del Tarangire e del Manyara. Queste gite sono organizzate e guidate da un associazione di giovani guide locali. A due passi si trova il già menzionato parco nazionale del Lago Manyara, pubblicizzato come il parco dove ai leoni piace stare sugli alberi. Andando verso est (a circa un centinaio di km da Babati) si può fare una deviazione per un’escursione sul Monte Hanang, interessante sia come arrampicata (è la terza cima per altitudine della Tanzania) ma anche perché nella zona vivono gli Iraqi, un gruppo etnico con una storia particolare e molto legato alle tradizioni e dove una volta l’anno si svolge un festival di musiche tradizionali sconosciuto ai turisti ma seguito dalle popolazioni locali.

Ritornando verso Babati si prosegue per entrare nel Parco del Ngorongoro e pagando un ulteriore biglietto si può discendere nel cratere. Si prosegue ancora e si entra nel Parco del Serengeti dove conviene pernottare almeno un paio di notti. Si prosegue sempre verso nord e si esce dal parco puntando verso il lago Vittoria e la città di Mwanza (seconda città tanzaniana per popolazione e caratteristica per le sue case costruite sulle rocce), dove oltre a escursioni sul lago (con visita all’isoletta di Saanane sede del parco nazionale omonimo) si possono incontrare altre associazioni che si occupano come KISEDET di recupero dei bambini di strada. Questa città conosce da oltre vent’anni questo problema, con un alto numero di bambini e ragazzi che vivono per la strada.

Naturalmente non è fattibile inserire tutti questi siti (ma ce ne sarebbero anche altri) sopra menzionati nello stesso viaggio, noi li proponiamo poi gli ospiti  scelgono.

La tappa successiva è il rientro a Dodoma e quindi ritorno a Dar es Salaam.

Quando però si vuole arrivare fin sulla costa dell’oceano questo giro può essere fatto al contrario. In questo caso da Dodoma si va direttamente a Mwanza- lago Vittoria, quindi si entra nel Serengeti da nord, si passa nel Ngorongoro, si passa da Mto wa Mbu e si punta verso la città di Arusha. Qui oltre alla visita delle piantagioni di caffè ed ad altre curiosità cittadine, se si è dei provetti camminatori si può fare una escursione sul monte Meru (con guide del posto).

 A una ventina di km da Arusha c’è il parco nazionale omonimo che è un gioiellino dove e possibile fare escursioni a piedi. Tra Arusha e Moshi si fa una visita al centro di recupero di ragazzi di strada presso l’ associazione (watoto foundation) con cui Kisedet collabora, la stessa associazione gestisce un bel resort prima l’ingresso del parco di Arusha, il Kiboko Lodge.

Da Arusha si va verso la cittàdi Moshi, con un paio di posti che val la pena visitare come un antico (in Tanzania tutto ciò che supera i 50 anni puo’ essere definito antico) bar gestito dall’associazione dei coltivatori di caffè, dove dalla seconda metà dell’800 ha sede un’antica (appunto) torrefazione. Ad una trentina di km c’è una sorgente di acque termali dove è possibile fare il bagno mentre i pesciolini ti ripuliscono la pelle dei piedi.

Moshi è situata ai piedi del Kilimanjaro per cui c’è la possibilità di scalare il monte partendo da qui, l’arrampicata richiede almeno 5- 6 gg.

Si prosegue verso est e a circa 300 km si può effettuare una deviazione verso le montagne dell’Usambara il cui centro cittadino più importante è Lushoto. È un regione montana molto bella e con caratteristiche ambientali particolari dove si alternano zone densamente abitate e coltivate ad altre ricoperte dalla foresta pluviale con essenze floreali indigene. I gradoni coltivati spesso hanno forti pendenze e vengono prodotti soprattutto ortaggi che, per ragioni climatiche non vengono coltivati in altre parti della Tanzania. È interessante visitare nel villaggio di Soni (a una trentina di km prima di Lushoto), una vecchia missione dei Padri Benedettini tedeschi, con possibilità di pernottarvi e dove tra l’altro si produce un ottimo vino fragolino. Consigliamo inoltre almeno un pernottamento in un lodge sito sul costone della montagna che guarda a nord verso il Kenya, dove si ha una vista spettacolare che spazia fino al Kilimanjaro. I proprietari sono una coppia di olandesi che destinano parte dei proventi a finanziare progetti di sviluppo delle comunità, il posto si chiama Mambo View Point nel villaggio di Mambo a circa 50 km di strada di montagna da Lushoto.

Ritornando sulla strada verso sud est direzione Tanga si punta verso l’oceano e si giunge a Pangani, storica cittadina della costa che faceva parte del sultanato di Zanzibar, porto di partenza di merci soprattutto noci di cocco e schiavi. Stando a Pangani si possono fare varie escursioni in barca: sul fiume Pangani e nel parco marino di Maziwe e in auto nel parco nazionale di Saadani (unico parco nazionale in Tanzania sull’oceano). Se poi si hanno altri giorni a disposizione consigliamo la visita dell’isola di Pemba e si raggiunge facilmente dopo mezz’ora di volo dalla città di Tanga. È un’isola completamente diversa da Unguja (più conosciuta come Zanzibar) con poche spiaggie praticabili ma con un mare bellissimo, con possibilità di fare escursioni organizzate da pescatori che usano le tipiche barche a vela dhow tra le isolette dell’arcipelago, un paradiso per le immersioni subacquee tra la barriera corallina. L’isola si è aperta al turismo da non molti anni per cui è ancora poco frequentata.

Anche la città di Tanga offre spunti di interesse come le grotte di Amboni. Il porto di Tanga sarà il punto finale del grande oleodotto che partirà dai giacimenti in Uganda; l’accordo per la sua realizzazione è stato appena firmato tra i due capi di stato  e le compagnie appaltatrici la TOTAL in primis.

Infine il giro si chiude con il ritorno a Dar, città con traffico caotico ma con qualche posto interessante da visitare (vedi guida come sopra).

Nell’altra direttrice verso sud (sempre da Dodoma) la prima tappa e’ la città di Iringa a circa 250 km che si raggiunge in auto attraversando la Rift Valley con vedute panoramiche molto belle. Si passa sulla diga di Mtera (che costituiva la pricipale fonte di energia elettrica della Tanzania fino a poco più di dieci anni fa) costruita a cavallo degli anni 60-70 da una ditta italiana su progetto e finanziamento svedese. Da questa città si parte per la visita del parco nazionale del Ruaha (circa 100 km da Iringa), anche qui è consigliabile il pernottamento di almeno una notte. Nei dintorni di Iringa si può visitare il sito preistorico di Isimila con le caratteristiche torri e canaloni naturali di arenaria. Si prosegue quindi verso la città di Mbeya e il lago Nyasa. Da Mbeya si possono raggiungere vari siti sia verso le spiagge del lago e lo splendido lago nel cratere di Ngosi. Altra visita che merita è quello del parco nazionale di Kitulu,di recente istituzione e molto bello soprattutto da febbraio a maggio per la fioritura di numerose e uniche specie di fiori e un vero paradiso per chi è appassionato di ornitologia, non ci vivono grossi animali.

Il rientro a Dar si fa per la strada che costeggia il confine con il Mozambico in direzione est verso la città di Mtwara e poi quella di Lindi. In queste zone sono stati scoperti alcuni anni fa grossi giacimenti di gas naturale, e si sta procendo allo sfruttamento sia per vendita a paesi esteri che per uso interno. I dintorni di Mtwara sono particolamente belli e merita passarci un paio di giorni. Si prosegue verso nord e da non perdere una visita ai siti archeologici di Kilwa dove ci sono nelle varie isole dell’arcipelago i resti ancora ben conservati dei primi insediamenti musulmani sulla costa est Africana. Proseguendo verso nord si può fare una deviazione verso l’iterno per visitare quello che era la riserva naturale del Selous e che da un qualche anno è stato riclassificato e chiamato Parco nazionale Nyerere. La riserva era la più grande di tutta l’Africa ma adesso una parte e’ stata scorporata per costruirci una grossa diga per la produzione di energia idroelettrica. Vero scempio con effetti incalcolabili sull’ambiente nel prossimo futuro, ma che per il governo della Tanzania è un’opera strategicamente indispensabile per lo sviluppo economico del paese. Infine da qui si raggiunge Dar es Salaam dopo circa 150 km.

Al di là di questi due itinerari come ho gia’ detto se ne possono costruire tanti altri: un ulteriore esempio interessante può essere il viaggio in treno partendo sempre da Dodoma in direzione ovest verso la città di Kigoma sul lago Tanganyika. Viaggio che richiede almeno 25-30 ore sulla vecchia linea ferroviaria costruita dai Tedeschi nei primi del ‘900 (ora se ne sta costruendo una nuova che da Dar arriverà a Mwanza con un ramo verso Kigoma). Il viaggio risulta tutto sommato comodo se si viaggia in prima o anche in seconda classe, un po’ meno in terza. I dintorni di Kigoma  sono indubbiamente da vedere, come pure è da visitare il piccolo parco nazionale di Gombe, famoso per il progetto di studio e protezione degli scimpanzè di Jane Goodall. Per rientrare a Dar si può rifare lo stesso percorso in treno (sconsigliato), o in aereo oppure su strada adesso quasi completamente asfaltata fino a Dodoma. Se però si ha tempo ci si imbarca sul battello che naviga costeggiando fino a sud del lago, da qui poi si rientra passando per Iringa o allungado passando da Mbeya e quidi facendo il percorso descritto precendetemente.

A questo punto pensiamo che possa bastare con gli esempi; come vedete non ho accennato alla tipologia di pernottamento, in quanto il ventaglio delle possibilità è molto vasto a seconda del budget: si va da sistemazioni semplici ma confortevoli da 15-20 euro a testa fino 100-150 euro (e anche oltre) negli hotel di lusso e nei lodge dei parchi, dove però ci sono alternative più economiche come strutture ricettive messe a disposizione dall’Ente parchi tanzaniano o possibilità di campeggiare. Così come non abbiamo considerato in dettaglio il tipo di trasporto che si può utilizzare con possibilità di combinare vari tipi di trasporto: con auto che come ho detto sopra può essere fornita da KISEDET, su comodi autobus di linea appartenenti a compagnie private, in treno e in aereo con voli che collegano non tutte le principali città fra di loro, ma  tutte con Dar es Salaam. Karibuni sana Tanzania!

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