Kilwa Kisiwani è un’isola della Tanzania situata lungo la costa del paese. Fa parte dell’arcipelago di Kilwa ed è raggiungibile via mare in pochi minuti. Kilwa Kisiwani, situata a sud dell’insieme di isole, rappresenta oggi una concreta testimonianza storica di un’epoca in cui l’isola divenne un cruciale porto per lo scambio ed il commercio via mare. Oggi Kilwa Kisiwani è patrimonio dell’umanità dell’UNESCO che ha riconosciuto la particolare rilevanza storica dell’isola: Kilwa Kiswani, che fu fondata alla fine del 10° secolo dagli arabi, diventò in poco tempo una città-stato islamica nella costa dell’Africa dell’est. L’isola oggi possiede eccezionali testimonianze archeologiche e architettoniche dello sviluppo della cultura e del commercio dell’Oceano Indiano, ed offre importanti informazioni sul panorama economico, sociale e politico della regione. La sua posizione strategica, inoltre, permetteva il controllo delle rotte di commercio che collegavano l’Africa con l’Arabia, l’India e la Cina.
Grazie a questa posizione strategica, Kilwa si arricchì rapidamente tramite lo scambio di oro, avorio e schiavi, provenienti dal continente africano, con beni preziosi come porcellane cinesi, spezie e tessuti provenienti dall’oriente.
L’arcipelago fa parte del circuito turistico meridionale della Tanzania e conta diverse migliaia di visitatori ogni anno. Oggi, turisti da tutto il mondo possono visitare le isole e godersi le spiagge selvagge e i lodge di lusso dell’area. Purtroppo, nonostante l’interesse turistico nella zona, si è iniziato a parlare di vero e proprio degrado del sito storico rappresentato da Kilwa Kiswani, dato dall’insufficiente tutela riservata ai reperti storici e alla naturale erosione delle rovine. Il giornale tanzaniano “The Citizen” in un recente articolo, definisce Kilwa Kiswani, la ex città-stato, come un
“fantasma del proprio passato” e parla di un vero e proprio “apartheid turistico” che vede la maggior parte dei turisti dirigersi verso nord tralasciando la parte meridionale dell’arcipelago.
I benefici economici per la popolazione locale rimangono comunque minimi: la maggior parte dei profitti legati al turismo, purtroppo, finisce nelle mani di operatori esterni e autorità statali, lasciando gli abitanti di Kilwa in condizioni di povertà e precarietà. Dietro ad un’immagine da cartolina, si cela una realtà complessa e fatta di conflitti d’interesse dove il turismo, invece di essere una realtà condivisa e una risorsa per il benessere delle popolazioni autoctone, rischia di diventare causa di esclusione.
Per invertire questa tendenza, è fondamentale adottare un approccio che metta al centro le comunità locali.
Progetti come il nostro, che riguardano il TURISMO RESPONSABILE, promuovendo realtà locali ed autoctone, valorizzando le tradizioni culturali, rappresentano un passo nella giusta direzione. Tuttavia, senza un impegno concreto da parte delle autorità e degli operatori turistici per garantire una distribuzione equa dei benefici e la partecipazione attiva della popolazione locale, il rischio è che Kilwa diventi l’ennesimo esempio di turismo che consuma anziché valorizzare. É importante considerare l’impatto che il turismo esercita nelle diverse aree d’interesse. É nostro dovere, scegliere in modo informato, etico e consapevole viaggi che abbiano un impatto positivo sui territori, sull’ambiente e sulle popolazioni di un luogo.
Scegliere alloggi semplici ma essenziali, e viaggi organizzati da operatori del locali, sono gesti di attenzione e rispetto che ogni turista dovrebbe riservare a nuove terre. Se fai parte di quelli che preferiscono scoprire luoghi bellissimi, al di fuori del classico circuito turistico, il nostro progetto “Incontriamoci sotto il baobab” fa al caso tuo!