Termina l’indimenticabile avventura di Simona, Andrea e Luca e si fa sempre più prossima la partenza del nuovo gruppo per la Tanzania!
Dopo avere trascorso 10 mesi in Tanzania attraverso il progetto di Servizio Civile Universale 2024/2025 denominato “Bambini dalla strada alla formazione”, Simona, Andrea e Luca (rispettivamente da sx a dx della foto in alto) sono rientrati in Italia.
Di seguito le loro impressioni:
“ Abbiamo trascorso 312 giorni a Kisedet tra Dodoma, capitale della Tanzania, e Chigongwe, un villaggio a circa 25 km di distanza. Qui ci hanno accolti e abbiamo vissuto nelle case d’accoglienza, che ospitano bambini vulnerabili di cui Kisedet si prende cura.
Proviamo a raccontare questa esperienza, cercando di trasmettere quello che è stato, indimenticabile e complesso nella sua ineffabilità, quotidiana, fatta di novità, di scoperta e dell’avere e prendersi cura, nel prestare attenzione, non perdendo mai fiducia nei piccoli gesti. Sfida nel non banalizzare, nel cercare di vivere a fianco di nuovi diversi compagni di viaggio e nel cercare di accettare che certe cose non stavano lì per essere capite e giudicate. Ci vengono in mente lo stupore, i paesaggi sublimi, la natura bellissima ma fragile. Schiava dell’uomo e di un turismo spesso malato. Un luogo e una cultura che abbiamo voluto conoscere lasciando a casa banali stereotipi che vedono la Tanzania solo come terra di safari, di bisogni, di primi piani di bambini da fotografare, di storie di vita da strumentalizzare, etichettando l’ignoto prima ancora di conoscerlo. Siamo stati felici, ma siamo stati anche tristi e in questo non c’è stata alcuna novità.
Siamo tristi di tornare a casa, ma siamo anche felici di avere avuto questa opportunità. Non dimenticheremo mai e terremo preziosi in un posto speciale del cuore, il tempo trascorso lì.”

Da sx a dx: Giacomo, Fabio, Francesco, Alice e Karin
I nuovi civilisti, hanno avuto occasione di incontrarsi prima della partenza per la Tanzania alla formazione generale in Italia con “Solidarietà e Cooperazione CIPSI”, durante la quale si sono conosciuti e hanno condiviso i loro stati d’animo. Il progetto di Servizio Civile Universale 2025/2026 denominato “Watoto na vijana. Accoglienza e Formazione: strade interrotte da riprendere” li porterà a Dodoma il 10 Ottobre.
Di seguito i loro stati d’animo per la partenza:
Alice:
“Più si avvicina il momento della partenza, più le emozioni si intensificano. Mi riporto alla memoria i motivi per cui ho scelto di intraprendere questo viaggio. Ancora non ho compreso se la sfida più grande sia lasciare qua i miei affetti o sia con me stessa.
Avere conosciuto i miei compagni di viaggio alla formazione generale mi ha rassicurata. Sapere che anche loro si sentono come me: tutti abbiamo paura. Avere a fianco persone caratterialmente diverse, ma con le quali si condividono i principi, persone con cui si può stare bene e collaborare.
Sono grata di avere questa opportunità: potere vivere in una cultura diversa da quella in cui ho vissuto finora, mettendomi in gioco e imparando, non solo dare ma specialmente ricevere, in uno scambio reciproco. Un’esperienza dalla quale, sono certa, ne uscirò diversa e soprattutto cresciuta.”
Fabio:
“Mi sento proiettato in avanti, curioso di conoscere nuove persone e un contesto politico e sociale che non ho mai toccato con mano. Sono felice di iniziare questo capitolo della mia vita con i compagni e le compagne e con le persone con cui collaboreremo.
Non posso negare di sentire una certa malinconia rispetto a ciò che per questo anno lascio a Torino.
Sento responsabilità nei confronti di chi mi è vicino e soprattutto nei confronti di chi mi è complice, ma questo viaggio e questo progetto di formazione sono certamente delle scommesse per la mia vita, di fronte alle quali non posso esimermi dall’esserne partecipe.”
Francesco:
“I miei stati d’animo oscillano come un pendolo: da un lato c’è l’entusiasmo per questa nuova avventura, dall’altro un po’ di preoccupazione e quella naturale ansia che accompagna ogni partenza importante. Non vedo l’ora di essere lì, di condividere questa esperienza con gli altri civilisti e con lo staff dell’associazione. Sono curioso di incontrare nuove persone, conoscere culture diverse e confrontarmi con punti di vista nuovi. Allo stesso tempo, so che potrebbe mancarmi l’Italia, ma confido nella forza del gruppo e nel sostegno reciproco, soprattutto nei momenti più difficili.”
Giacomo:
“Il mio stato d’animo è abbastanza di scoperta, un grande movimento di energia e scoperta, derivante da una liberazione, cioè di essere riuscito a mettere in pausa e sacrificare in maniera positiva le cose che ho qui, mettendole un momento da parte, liberandomi per qualcosa che credo sia più grande a livello formativo come persona.
Dentro ci sono ovviamente delle grandi paure e delle grandi incognite, proprio perché sarà un mondo completamente diverso e sarà un impatto molto forte, ma credo e spero allo stesso tempo che questo impatto, per quanto magari sia forte o inizialmente incapibile, faccia maturare e crescere come persone.
Il mio sentimento attuale, quindi, racchiude una doppia faccia. Un sentimento di grande curiosità e scoperta, oltre a una grande voglia di riscoprirmi e scoprirmi fuori dalle aspettative, proprio perché sarà un mondo ampio. Però allo stesso tempo anche una grande paura di non farcela e che mi troverò in un mondo in cui non riuscirò a entrare.”
Karin:
“L’euforia dell’inizio è travolgente: c’è la voglia profonda di fare qualcosa di significativo, di mettersi in gioco, di aiutare, di vivere un’esperienza autentica con motivazione ed energia. Si parte con il cuore aperto, ma anche con la consapevolezza di rappresentare delle istituzioni, e l’impegno concreto verso chi ci accoglierà. C’è una forte curiosità che spinge in avanti: il desiderio di conoscere la cultura del Paese, le tradizioni delle popolazioni autoctone, imparare una nuova lingua e scoprire nuovi modi di vivere. Al tempo stesso, si fa strada una dolce malinconia. Ancora prima di partire, si avverte già la mancanza dei propri affetti: la famiglia, gli amici, le abitudini quotidiane.
Tutte queste emozioni si intrecciano, si sovrappongono, si mescolano come in un frullato emotivo difficile da descrivere a parole.”
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